venerdì 3 luglio 2015

Come little children

Una voce celestiale riecheggiava per le vaste mura dell'edificio.
E' una voce cristallina, che riempie il cuore di tristezza e malinconia.
Proprio come la canzone che canta.





E' una voce femminile, dolce e gentile e proviene dalla stanza della musica.
E' una voce di cui Crystal ha solo un vago ricordo.
Le fa venire la pelle d'oca.
Forse è impazzita.
C'è solo lei in quell'immensa magione che da anni è la sua dimora. In realtà non è sua, ma dei suoi nonni: dei nobili ormai in decadenza. Viveva con loro da quando suo padre morì in guerra e sua madre si uccise, tra quelle stesse mura, per la disperazione.
La povera ragazza però non ne sapeva nulla; anche a lei, infatti, era stata rifilata dai nonni la storia della malattia fulminante. Perché era un disonore per loro avere una figlia suicida.
La voce continuava interrottamente con quella melodia e Crystal non poté non avvicinarsi alla stanza da dove proveniva. Era come il canto di una sirena, l'attirava inesorabilmente.
Si avvicinò sempre di più.
Sempre di più.
Quando arrivò difronte alla grande porta bianca, dopo un momento di esitazione, abbassò lentamente la maniglia.
Il cuore batteva forte.
Spalancò la porta.
Ma nulla, proprio come immaginava. Non c'era nessuno, né vicino al pianoforte né vicino all'arpa.
Era solo un frutto della sua fervida mente.
Ma allora perché sentiva tutto quel freddo addosso?
Quella tristezza, quella malinconia, quella disperazione.
Se era tutta una sua fantasia, allora perché mentre volava giù dallo stesso balcone da dove si era gettata la madre, vide proprio lei, la sua adorata mamma, che le sorrideva?


(da ascoltare con la lettura)






















Juliette

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