sabato 20 giugno 2015

La ragazza con l'orecchino di perla

Immaginatevi una piccola Juliette, tutta ricci e occhiali, appassionarsi ad un quadro.
Immaginatevi una Juliette quasi diciottenne fare una presentazione di fronte la sua classe di quello stesso quadro.
Uno dei suoi preferiti.



Considerato la Monna Lisa delle Fiadre, piccolo e ben custodito nel museo dell'Aia (la città, non la fabbrica di polli), la ragazza con il turbante aka la ragazza con l'orecchino di perla è uno dei quadri più famosi di Johannes Vermeer. Della vita dell'artista olandese si conosce ben poco, nacque nel 1632  e visse principalmente nella cittadina di Delft dove era considerato un cittadino rispettabile. Per questioni di money blingbling sposa una cattolica, Catherina Bolnes, e si converte anche. Ahh i miracoli del dio denaro. Quel pover'uomo si ritrova così a vivere nella casa della sua ricca suocera Maria Thins che, reduce da una bella eredità, stanzia soldi per ogni cosa e gestisce lei le casse della famiglia. Nonostante i money della Maria (nessuno spaccio illegale, lo giuro), Johannes per gli amici Jan ha diverse difficoltà economiche, soprattutto quando l'Olanda entrerà in crisi a causa dei francesi e stranamente non a causa di Berlusconi. Fatto sta che Vermeer morì nel 1675 lasciando la moglie Catherina e i quattordici figli, i durex ancora non esistevano, in un mare di merda debiti.
La vita di Jan o almeno quel poco che si conosce è ben rappresentata nel romanzo di Tracy Chevalier La ragazza con l'orecchino di perla, da cui è tratto anche il film omonimo con Scarlett Johansson e Colin Firth.

Il romanzo, molto scorrevole e piacevole nella lettura, racconta in prima persona la storia di Griet una giovane fanciulla che viene assunta dalla famiglia Vermeer come domestica e che ha inoltre il compito di pulire l'atelier del pittore senza spostare mai nulla. A questo punto vi sorgerà una domanda spontanea: come ca$%& fa? Forze sovrannaturali o mistiche giungeranno in suo soccorso? No, semplice astuzia. Astuzia che però non ho ancora ben capito e che non starò qui a descrivervi, anche perché non interessa a nessuno la polvere. Forse alle nostre genitrice, ma non fa nulla dedicheremo un altro post alle pulizie. Ciò che vi deve veramente interessare è che la bella Griet ottiene la fiducia dello scorbutico Jan che, qualche pagina dopo, la promuove sua assistente. Badabim badabum lui capisce che sta tipa è fregna e pure ""creativa"", decide di ritrarla e lei diventa la celeberrima ragazza col turbante. Da domestica a modella per uno dei quadri più famosi al mondo il passo è breve, insomma. Ovviamente quella sfornafiglia di Catherine si ingelosisce e, con la scusa di un presunto furto dei suoi orecchini di perla (quelli ritratti), Griet viene costretta a togliere le tende.
Questo libro si presta egregiamente ad una lettura estiva, poco impegnativa e discontinua. La narrazione non è tutto questo granché, ma c'è da dire che è molto utile per approfondire la conoscenza della società olandese del seicento e soprattutto per conoscere meglio la storia di Vermeer. Vengono descritti i gesti più quotidiani, come ad esempio la spesa al mercato, ma sono descritti egregiamente anche le nascite dei quadri più famosi di Jan. Anche se a volte questa descrizione dettagliata risulta pesante.
Il film omonimo, invece, non mi è piaciuto così tanto. Per dirla in parole semplici gli attori so' fighi, ma la sceneggiatura è na' sola. In tutto il film Griet dalla faccia da #mainagioia dirà sì e no una trentina di parole, Vermeer? Anche di meno. Nulla da obiettare però sulla componente scenografica e sui costumi, dettagliatamente riprodotti. E ah, su quel pezzo di manzo di Pieter il macellaio che fa la corte a Griet (bel gioco di parole ao').



Ovviamente la storia raccontata nel libro è molto romanzata e non si è ancora sicuri che questo olio su tela raffiguri effettivamente una domestica. 
Che sia una domestica o meno, una cosa è certa: possiede una rara bellezza. Le labbra sono carnose e rosee, il naso è dritto e sottile, gli occhi sono grandi e pieni di luce. La stessa luminosità delle pupille è richiamata dal grande orecchino di perla che domina al centro del dipinto. Ora però permettetemi di fare un piccolo appunto solo per ostentare le mie conoscenze da critica d'arte fallita: la perla non è veramente dipinta. L'orecchino infatti è stato riprodotto attraverso lievi pennellate a goccia sparse qui e là. Indi per cui è solo un'illusione visiva. Per dipingere il resto, ma principalmente il turbante giallo e azzurro che avvolge il capo della fanciulla, Vermeer ha usato delle pennellate dense ed uniformi.
Ma ora, in tutta sincerità, a noi profani dell'arte cosa interessa delle pennellate?
Cosa ci importa delle varie tecniche usate o chi sia la fanciulla ritratta? 



A mio parere bisogna soffermarci sulla bellezza di questo quadro.
Lo stupore che si prova di fronte a quei grandi occhi che ti scrutano e a quelle labbra che ti invitano ad assaporarle, la tenerezza che ci suscita il suo volto da giovane ragazza, l'abbagliamento prodotto dalla luce che emana.
Perché l'arte ci invita a fare proprio ciò: andare oltre alle nozioni accademiche e perderci nella sua magia.
"Si potrebbe dire che sia dipinto con polvere di stelle".

Juliette

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