Immaginatevi una Juliette quasi diciottenne fare una presentazione di fronte la sua classe di quello stesso quadro.
Uno dei suoi preferiti.
Considerato la Monna Lisa delle Fiadre, piccolo e ben custodito nel museo dell'Aia (la città, non la fabbrica di polli), la ragazza con il turbante aka la ragazza con l'orecchino di perla è uno dei quadri più famosi di Johannes Vermeer. Della vita dell'artista olandese si conosce ben poco, nacque nel 1632 e visse principalmente nella cittadina di Delft dove era considerato un cittadino rispettabile. Per questioni di money blingbling sposa una cattolica, Catherina Bolnes, e si converte anche. Ahh i miracoli del dio denaro. Quel pover'uomo si ritrova così a vivere nella casa della sua ricca suocera Maria Thins che, reduce da una bella eredità, stanzia soldi per ogni cosa e gestisce lei le casse della famiglia. Nonostante i money della Maria (nessuno spaccio illegale, lo giuro), Johannes per gli amici Jan ha diverse difficoltà economiche, soprattutto quando l'Olanda entrerà in crisi a causa dei francesi e stranamente non a causa di Berlusconi. Fatto sta che Vermeer morì nel 1675 lasciando la moglie Catherina e i quattordici figli, i durex ancora non esistevano, in un mare di merda debiti.
La vita di Jan o almeno quel poco che si conosce è ben rappresentata nel romanzo di Tracy Chevalier La ragazza con l'orecchino di perla, da cui è tratto anche il film omonimo con Scarlett Johansson e Colin Firth.
Il romanzo, molto scorrevole e piacevole nella lettura, racconta in prima persona la storia di Griet una giovane fanciulla che viene assunta dalla famiglia Vermeer come domestica e che ha inoltre il compito di pulire l'atelier del pittore senza spostare mai nulla. A questo punto vi sorgerà una domanda spontanea: come ca$%& fa? Forze sovrannaturali o mistiche giungeranno in suo soccorso? No, semplice astuzia. Astuzia che però non ho ancora ben capito e che non starò qui a descrivervi, anche perché non interessa a nessuno la polvere. Forse alle nostre genitrice, ma non fa nulla dedicheremo un altro post alle pulizie. Ciò che vi deve veramente interessare è che la bella Griet ottiene la fiducia dello scorbutico Jan che, qualche pagina dopo, la promuove sua assistente. Badabim badabum lui capisce che sta tipa è fregna e pure ""creativa"", decide di ritrarla e lei diventa la celeberrima ragazza col turbante. Da domestica a modella per uno dei quadri più famosi al mondo il passo è breve, insomma. Ovviamente quella sfornafiglia di Catherine si ingelosisce e, con la scusa di un presunto furto dei suoi orecchini di perla (quelli ritratti), Griet viene costretta a togliere le tende.
Questo libro si presta egregiamente ad una lettura estiva, poco impegnativa e discontinua. La narrazione non è tutto questo granché, ma c'è da dire che è molto utile per approfondire la conoscenza della società olandese del seicento e soprattutto per conoscere meglio la storia di Vermeer. Vengono descritti i gesti più quotidiani, come ad esempio la spesa al mercato, ma sono descritti egregiamente anche le nascite dei quadri più famosi di Jan. Anche se a volte questa descrizione dettagliata risulta pesante.
Il film omonimo, invece, non mi è piaciuto così tanto. Per dirla in parole semplici gli attori so' fighi, ma la sceneggiatura è na' sola. In tutto il film Griet dalla faccia da #mainagioia dirà sì e no una trentina di parole, Vermeer? Anche di meno. Nulla da obiettare però sulla componente scenografica e sui costumi, dettagliatamente riprodotti. E ah, su quel pezzo di manzo di Pieter il macellaio che fa la corte a Griet (bel gioco di parole ao').
Ovviamente la storia raccontata nel libro è molto romanzata e non si è ancora sicuri che questo olio su tela raffiguri effettivamente una domestica.
Che sia una domestica o meno, una cosa è certa: possiede una rara bellezza. Le labbra sono carnose e rosee, il naso è dritto e sottile, gli occhi sono grandi e pieni di luce. La stessa luminosità delle pupille è richiamata dal grande orecchino di perla che domina al centro del dipinto. Ora però permettetemi di fare un piccolo appunto solo per ostentare le mie conoscenze da critica d'arte fallita: la perla non è veramente dipinta. L'orecchino infatti è stato riprodotto attraverso lievi pennellate a goccia sparse qui e là. Indi per cui è solo un'illusione visiva. Per dipingere il resto, ma principalmente il turbante giallo e azzurro che avvolge il capo della fanciulla, Vermeer ha usato delle pennellate dense ed uniformi.
Ma ora, in tutta sincerità, a noi profani dell'arte cosa interessa delle pennellate?
Cosa ci importa delle varie tecniche usate o chi sia la fanciulla ritratta?
A mio parere bisogna soffermarci sulla bellezza di questo quadro.
Lo stupore che si prova di fronte a quei grandi occhi che ti scrutano e a quelle labbra che ti invitano ad assaporarle, la tenerezza che ci suscita il suo volto da giovane ragazza, l'abbagliamento prodotto dalla luce che emana.
Perché l'arte ci invita a fare proprio ciò: andare oltre alle nozioni accademiche e perderci nella sua magia.
"Si potrebbe dire che sia dipinto con polvere di stelle".
Juliette
La vita di Jan o almeno quel poco che si conosce è ben rappresentata nel romanzo di Tracy Chevalier La ragazza con l'orecchino di perla, da cui è tratto anche il film omonimo con Scarlett Johansson e Colin Firth.
Il romanzo, molto scorrevole e piacevole nella lettura, racconta in prima persona la storia di Griet una giovane fanciulla che viene assunta dalla famiglia Vermeer come domestica e che ha inoltre il compito di pulire l'atelier del pittore senza spostare mai nulla. A questo punto vi sorgerà una domanda spontanea: come ca$%& fa? Forze sovrannaturali o mistiche giungeranno in suo soccorso? No, semplice astuzia. Astuzia che però non ho ancora ben capito e che non starò qui a descrivervi, anche perché non interessa a nessuno la polvere. Forse alle nostre genitrice, ma non fa nulla dedicheremo un altro post alle pulizie. Ciò che vi deve veramente interessare è che la bella Griet ottiene la fiducia dello scorbutico Jan che, qualche pagina dopo, la promuove sua assistente. Badabim badabum lui capisce che sta tipa è fregna e pure ""creativa"", decide di ritrarla e lei diventa la celeberrima ragazza col turbante. Da domestica a modella per uno dei quadri più famosi al mondo il passo è breve, insomma. Ovviamente quella sfornafiglia di Catherine si ingelosisce e, con la scusa di un presunto furto dei suoi orecchini di perla (quelli ritratti), Griet viene costretta a togliere le tende.
Questo libro si presta egregiamente ad una lettura estiva, poco impegnativa e discontinua. La narrazione non è tutto questo granché, ma c'è da dire che è molto utile per approfondire la conoscenza della società olandese del seicento e soprattutto per conoscere meglio la storia di Vermeer. Vengono descritti i gesti più quotidiani, come ad esempio la spesa al mercato, ma sono descritti egregiamente anche le nascite dei quadri più famosi di Jan. Anche se a volte questa descrizione dettagliata risulta pesante.
Il film omonimo, invece, non mi è piaciuto così tanto. Per dirla in parole semplici gli attori so' fighi, ma la sceneggiatura è na' sola. In tutto il film Griet dalla faccia da #mainagioia dirà sì e no una trentina di parole, Vermeer? Anche di meno. Nulla da obiettare però sulla componente scenografica e sui costumi, dettagliatamente riprodotti. E ah, su quel pezzo di manzo di Pieter il macellaio che fa la corte a Griet (bel gioco di parole ao').
Ovviamente la storia raccontata nel libro è molto romanzata e non si è ancora sicuri che questo olio su tela raffiguri effettivamente una domestica.
Che sia una domestica o meno, una cosa è certa: possiede una rara bellezza. Le labbra sono carnose e rosee, il naso è dritto e sottile, gli occhi sono grandi e pieni di luce. La stessa luminosità delle pupille è richiamata dal grande orecchino di perla che domina al centro del dipinto. Ora però permettetemi di fare un piccolo appunto solo per ostentare le mie conoscenze da critica d'arte fallita: la perla non è veramente dipinta. L'orecchino infatti è stato riprodotto attraverso lievi pennellate a goccia sparse qui e là. Indi per cui è solo un'illusione visiva. Per dipingere il resto, ma principalmente il turbante giallo e azzurro che avvolge il capo della fanciulla, Vermeer ha usato delle pennellate dense ed uniformi.
Ma ora, in tutta sincerità, a noi profani dell'arte cosa interessa delle pennellate?
Cosa ci importa delle varie tecniche usate o chi sia la fanciulla ritratta?
A mio parere bisogna soffermarci sulla bellezza di questo quadro.
Lo stupore che si prova di fronte a quei grandi occhi che ti scrutano e a quelle labbra che ti invitano ad assaporarle, la tenerezza che ci suscita il suo volto da giovane ragazza, l'abbagliamento prodotto dalla luce che emana.
Perché l'arte ci invita a fare proprio ciò: andare oltre alle nozioni accademiche e perderci nella sua magia.
"Si potrebbe dire che sia dipinto con polvere di stelle".
Juliette




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