Un bambino. Non poteva essere un uomo.
Un bambino.
Forse frutto della sua mente.
Un bambino - frutto della sua mente - dal capo lucido e la carnagione pallida a tal punto da apprarire trasparente.
Non era altro che un fantasma.
![]() |
| Volto di guerra -Salvador Dalì |
Lì non c'erano bambini così.
Lì non c'erano bambini.
Non c'erano uomini.
Non c'erano donne.
Non c'erano esseri umani.
Lì c'erano solo esseri.
O forse non esseri.
Cose.
C'erano solo cose, utensili da lavoro, marchiati a mo' di bestie.
Il bambino fantasma - altro non poteva essere: espressione del viso troppo umana, sguardo troppo vivo - galleggiava.
Fluttuava al seguito di quella processione di corpi - di quello che ne rimaneva - verso la libertà, la via d'uscita più semplice, l'unica.
I volti scarni, scavati, ossuti.
Gli occhi vuotati di luce, di vita.
Le labbra - un tempo sorridevano, baciavano, gridavano - smunte, incapaci di emettere suono.
Corpi nudi a cui un dio terrestre aveva prosciugato la vita.
E avvertì, tuttavia, che essi mantenevano intatta ciò che lui e i suoi compagni avevano perso, accettando quel patto scellerato con il dio di un nuovo mondo.
La dignità.
Non avevano perso la dignità mentre camminavano in fila indiana, andando incontro al loro destino.
E più di tutti il bambino fantasma.
Sembrava il sole, la stella più luminosa, che infondeva la luce ne compagni.
Sorrideva.
Non era un gesto sprezzante.
Non era un gesto di sfida,
Solo un sorriso.
Il sorriso di un bambino che cercava di tenersi stretta la sua vita il più a lungo possibile.
Una vita che gli veniva rubata troppo presto.
E il ladro era proprio lui. Un corrotto codardo che aveva accettato quel contratto senza tentare la benché minima ribellione.
Per cosa? Ottenere la parvenza di un mondo migliore? Come si poteva rendere il mondo più pulito, sporcandolo?
Era privo di ragione.
E se ne era accorto solo in quel momento.
Anche se la verità era un'altra: l'aveva sempre saputo.
Era sempre stata viva in lui la coscienza di aver preso parte ad uno degli atti più turpi dell'Umanità, una macchia ardua da eliminare.
Un qualcosa di impossibile da obliare.
Eppure era stato capace di agire.
Capace di ignorarne la gravità.
E doveva, però, ammettere che era risultato estremamente semplice.
Non pensare.
Il segreto era non pensare e lasciare ad altri il controllo di se stessi,
Ora? Pensava. Perché? Il bambino-fantasma. Lui. Il suo sorriso. La sua vita. Il coraggio che irradiava. E capì.
Il bambino-fantasma era il mondo migliore. Un mondo migliore che veniva soffocato, perché un presunto dio aveva deciso che era sbagliato.
Il bambino-fantasma nudo davanti a lui. Guardava lui e la doccia. La prima dopo tanto tempo.
L'ultima.
Spinto in avanti dalla massa di corpi non lo vide più. Non vide più quel mondo migliore, spento ancor prima che potesse brillare.

Nessun commento:
Posta un commento