martedì 28 aprile 2015

Monique passione filosofa fallita: sogni, idealisti, problemi di coppia e tanto amore

Il rapporto con l'altro sesso risulta difficoltoso alle volte.
O, meglio, viene definito complicato lì dove complicazioni non ce ne sono. Uomini e donne, qualsiasi sia il loro orientamento sessuale, amano ricamare le loro storie con elucubrazioni inutili, artifici retorici degni del signor Gorgia - lo scomodiamo fin troppo spesso -, convinzioni del tutto ideali.

















Fin troppo spesso anche chi si vanta di essere un realista in questo campo cade. Inesorabilmente.
Ci hanno cresciuto sognatori e  nonostante tutto non riusciamo a rimanere ancorati alla realtà. Siamo lì, sul bordo del pontile. Guardiamo l'orizzonte e la mente è già altrove. Troviamo il nostro amorevole completamento a cui siamo destinati da una vita intera, perché così è scritto negli astri, amore a prima vista, coito divino, conviviamo, ci sposiamo, ci amiamo, tanti bambini e moriamo insieme, mano nella mano, dopo aver vissuto una vita felice, completa ed equlibrata. Con tanto di coretto angelico e uccellini attorno.
E intanto siamo ancora lì, sul bordo. Al limite. Pronti a partire, ma non abbastanza.
Desideriamo, vogliamo con tutte le nostre forze, ci proclamiamo forti e indipendenti, ma quando è il momento di scegliere, di prendere la felicità, lì a portata di mano - ne sentiamo il sapore dolce, fin troppo attraente, ne tocchiamo la soffice consistenza - non lo facciamo.
Perché siamo tremendamente idealisti. Lì nella nostra testa permane quel modello ideale appreso chissà dove a cui ci attacchiamo disperatamente.
Il problema del sognatore è l'essere un sognatore.
 "Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere"
 Albus Dumbledore
E' una verità universale. Una consapevolezza presente dentro di noi, ma che a volte sfugge, scivola e puff.
Bisogna sognare. E' un bisogno connaturato all'uomo. Ancestrale, quasi.
Ma il sogno deve diventare realtà. Sognare significa progettare. Progettare necessita l'attuazione.
In ogni campo della vita umana.
Si parlava di amore.
O meglio di rapporto di coppia. Qual è il problema, specialmente di coloro che sono ancora all'inizio delle loro esperienze di vita -sempre di adolescenti si parla, sapete che Monique non è una grande amante-?
Irrimediabilmente sognatori, tremendamente idealisti, quasi schifettosi, direbbe la nonna.
Non parlo dell'eccessiva pudicizia o di una mancanza di contatto fisico. Monique si riferisce a tante robe, situazioni differenti, che ora tenterà di spiegare, senza perdersi nei meandri di una retorica inutile e scontata come ha fatto sinora, nonostante risulti molto divertente e all'apparenza profondo.
Dunque, l'amore viene maltratto. E' un sentimento dato per scontato. Si pronunciano ti amo fin troppo spesso a fin troppe persone. E non è possibile, lo dice zio Aristotele.
Non proclamo la cintura di castità fin quando non si abbia trovato una persona, di cui si sia sicuri di essere innamorati. Desidero in realtà che si dia un maggior peso alle parole. Perché sono fin troppo importanti, scavano l'animo, si imprimono nella coscienza e possono far male. Dovrebbe essere necessario mettere in chiaro fin da subito il tipo di rapporto che si intende istaurare. Da ambo le parti. Perché se una persona si ama realmente non è che nel giro di due giorni se ne esce con un non ti amo più. Non è così che funziona. Non dovrebbe essere così. I ti amo, i ti voglio bene non devono volare così, essere abusati.
Alle volte ciò deriva da un annebbiamento delle facoltà, da un eccessiva identificazione della persona reale con la persona ideale. In alcuni casi è semplice mancanza di maturità.
Esistono, poi, gli ultrarealisti. Quelli realisti al punto tale da diventare idealisti -neanche Fichte riuscirebbe ad uscirne fuori-, i cosiddetti schifettosi.
Ne hanno fin troppi di modelli ideali. Talmente ideali che non troveranno la copia terrestre mai, probabilmente. Sono quelli che affascinano e si lasciano affascinare, ma non riescono mai a concedersi del tutto - no, concedersi, no- condividere se stessi in tutto e per tutto con l'altro. Ci provano, ma non ce la fanno. Perché sono fin troppo fifoni, chiusi nel loro iperuranio, persi in chissà quale oceano di belle parole, da vivere realmente qualcuno.
O forse è il contrario. Vivono troppo quel qualcuno da essere in grado di uscirne. E cadono giù.
E nemmeno se ne accorgono.

Monique

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